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Italiani a Lisbona » News https://www.italianialisbona.it Scacco matto in 7 colline Wed, 05 Aug 2015 16:49:06 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.2.37 O azulejo hoje: quando l’azulejo diventa scienza https://www.italianialisbona.it/2013/12/02/o-azulejo-hoje-quando-lazulejo-diventa-scienza/ https://www.italianialisbona.it/2013/12/02/o-azulejo-hoje-quando-lazulejo-diventa-scienza/#comments Mon, 02 Dec 2013 11:06:11 +0000 http://www.italianialisbona.it/?p=1626 Azulejo_Portugal_Parque_Eduardo_VIIL’azulejo è una delle componenti più caratteristiche di Lisbona. Tecnicamente, parliamo di piastrelle di ceramica ornamentali, molto utili per evitare la distruzione dei solidissimi palazzi lisboeti a causa di vento e umidità oceaniche. Utili, ma forse non abbastanza, visto lo stadio di macerazione dei muri durante l’inverno. Ma la loro bellezza è innegabile.

Almeno la metà di noi sono convinti che la parola azulejo derivi dal loro colore più tipico, azul, ma purtroppo si tratta di una grande allucinazione collettiva. Infatti il termine azulejo deriva dall’arabo az-zulaiy, pietra lucidata, un tipo di decorazione dall’evidente origine moresca.

In Portogallo arrivò solo alla fine del XV secolo, quando il buon Dom Manuel fece un viaggio in andalusia, dal quale tornò con un’idea: utilizzare lo stesso stile decorativo per il Palácio di Sintra. Quei primi azulejos importati da Siviglia aprirono il varco a innumerevoli decorazioni che ben presto diventarono una moda portoghese, mai sopita. Ancora oggi l’azulejo è la scelta principe per colorare le vie e gli edifici lisboeti e numerosi artisti contemporanei si cimentano con quella che è considerata, giustamente, una forma d’arte.

Per chi fosse affascinato da questo mondo, è consigliata una visita al Museu Nacional do Azulejo, molto ben fatto e situato in un luogo d’eccezione, un convento del Millecinquecento.

o_azulejo_hoje_programa-netInvece, per approfondire lo stato dell’arte, consigliamo un incontro organizzato dalla Câmara Municipal de Lisboa, il 5 e 6 dicembre.
In quei giorni al Teatro Aberto ci sarà il II Encontro de Património Azulejar: O AZULEJO HOJE, nell’ambito del progetto PISAL – Programa de Investigação e Salvaguarda do Azulejo de Lisboa.
Si tratta di un incontro aperto al quale parteciperanno specialisti, creativi, ricercatori, musei e istituzioni. Le tematiche affrontate saranno 4: projeto, produção, conservação e investigação.

L’entrata è libera, con inscrizione obbligatoria fino al 2 dicembre, tramite l’invio a dmrh.ddf@cm-lisboa.pt della ficha de inscrição che potete scaricare qui.

Per altre informazioni sull’iniziativa: 218170900 pisal@cm-lisboa.pt

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Lo Zen e il ristorante cinese clandestino in Mouraria (Parte 2) https://www.italianialisbona.it/2013/11/05/lo-zen-e-il-ristorante-cinese-clandestino-in-mouraria-parte-2/ https://www.italianialisbona.it/2013/11/05/lo-zen-e-il-ristorante-cinese-clandestino-in-mouraria-parte-2/#comments Tue, 05 Nov 2013 14:03:12 +0000 http://www.italianialisbona.it/?p=1616 In redazione abbiamo appena ricevuto un pacco contenente una chiavetta USB. Per pura curiosità, ma contro ogni buon senso, l’abbiamo usata sul pc di un amico, a sua insaputa. Conteneva un messaggio cifrato, che dopo notti insonni siamo riusciti a decrittare, scoprendo che andava semplicemente letto da sinistra a destra, dall’alto al basso, seguendo la punteggiatura. Si tratta di un documento top secret, trafugato dall’archivio dell’NSA e inviatoci da Snowden in persona. Il mittente ci ha chiesto di pubblicarlo, dal momento che getterebbe luce su enigmi di importanza capitale per l’umanità. Se pensate che siamo totalmente andati, potete trovare la spiegazione a tutto ciò nei commenti a questo articolo, che costituisce la prima parte del documento andato perso. Di seguito riportiamo la seconda parte del documento ritrovato. Grazie Edward.

Il mondo visto dalla Cina– Mi passi la salsa di soja?
I portoghesi sono sempre stati grandi viaggiatori, questo vuol dire che si sarebbero spinti fino in Giappone? E quando? Di sicuro molto prima di quanto crediamo.
– Come sono i ravioli fritti?
Il portoghese e il giapponese sono lingue totalmente diverse, quasi incommensurabili: quante possibilità ci sono che le rispettive parole usate per ringraziare siano casualmente uguali?
– Avete provato questi gamberi?
Forse nella notte dei tempi c’é stato un momento in cui un esploratore portoghese ha incontrato un mercante giapponese, sulla riva di un fiume dorato, al tramonto, ai piedi di un vulcano innevato.

– Ci puoi procurare della seta? In cambio ti offriamo questo cesto di segatura.
– Arigatò.
– Da mangiare?
– Arigatò.
– Pesce? Carne? Frutta? Acqua?
– Arigatò, arigatò.
– Uccidiamolo, è posseduto dal demonio!

Addento un granchio agrodolce e osservo i fiori dipinti su un grande quadro al mio fianco.
– Mi scusi, mi porta dell’altro riso cantonese? Ma capirà questo? Sembra posseduto.
L’impero portoghese un tempo si estendeva per tutti i sette mari e oltre. Le caravelle portoghesi si spingevano ovunque e non a caso un tale di nome Cristoforo si rivolse dapprima ai sovrani portoghesi per finanziare il suo folle progetto, ottenendo un lungimirante rifiuto.

– Senta, sono sicuro, non ho ordinato nessuna carne al sapore di pesce!
Un impero immenso, con colonie dappertutto, Marocco, Capo Verde, Azzorre, Madeira, Sant’Elena, São Tomé e Príncipe, Ghana, Guinea, Angola, Brasile, India, Mombasa, Mozambico, Tanganica, Madagascar, Zanzibar, Malacca, Timor Est, Macau… Come avranno fatto a perderle tutte? Anche facendo apposta, è impossibile perdere tutti questi territori, neanche a Risiko…
– Usciamo a fumare una sigaretta?
– Aspettate un attimo, Macau è la risposta! Macau!!!
– Stai bene? Vuoi prendere una boccata d’aria?

Macau è la risposta a tutto. Macau è la soluzione dell’enigma. Macau era una colonia portoghese sul Mar Cinese, vicinissima a Hong Kong. Era il punto di snodo delle rotte commerciali con la Cina e col Giappone, ben prima che gli inglesi conquistassero Hong Kong. Ecco dov’è avvenuto l’incontro tra l’esploratore e il mercante, tra l’Europa Occidentale e l’Estremo Oriente, tra obrigado e arigatò. Marco Polo a confronto era un turista del fine settimana.

A Macau si sono incontrate due civiltà che hanno contaminato le proprie culture, le rispettive conoscenze, espressioni, modi di dire. Forse tutto è nato da un’arcaica forma di ringraziare gli dei, che col tempo è diventata un’usanza comune tra i mercanti di Macau. Forse è stato un decreto dei reali portoghesi, al fine di imporre il proprio dominio culturale in un altro continente.
O forse è stato imposto alla colonia quando Hong Kong è diventata troppo potente: un modo per per ingraziarsi i locali e allo stesso tempo per differenziarsi dai concorrenti inglesi. O magari era una parola in codice, segno che un affare poteva essere concluso, ma senza farlo capire ai potenti olandesi. Un modo semplice ed efficace per concludere affari segreti. Magari armi, schiavi, droga.

Oppure potrebbe essere un codice risalente ai templari, che a quei tempi si erano rifugiati proprio in Portogallo. Potrebbe essere una parola segreta rituale, appresa da antichi samurai e sfruttata dai templari per ordire la vendetta contro Filippo il Bello che li aveva sterminati. E se i templari fossero una banda deviata dell’ordine dei samurai? Erano entrambi ordini religiosi e militari, eroi ascetici spinti da motivazioni superiori, con regole molto simili, riti di iniziazione assimilabili, tecniche marziali quasi uguali.
Non possono essere coincidenze. Senza parlare dei rispettivi simboli: la croce templare è identica all’ideogramma giapponese Shi, che significa samurai…

– Qualcuno vuole il gelato fritto?
Templari-samurai-portoghesi-giapponesi si sono aggirati per Macau nascosti nell’ombra del loro segreto. Ma Macau è in Cina, non in Giappone, e questo spiega perché sto mangiando cinese e non giapponese.
– Chi è che non ha ancora pagato?
Ma pensandoci bene anche Nagasaki è stata un avamposto portoghese. E guarda caso è ancora gemellata con la città di Porto. Porto di contrabbandieri giapponesi camuffati da portoghesi? Però rimane il mistero dell’origine dei samurai-templari.
– Per quale legge imperscrutabile i conti al ristorante non tornano mai?

I conti non tornano, ma devo riorganizzare i pezzi del mosaico. Allora, se ben ricordo in un manoscritto Maya decifrato nel XIX secolo da un abate belga, tale Brasseur de Bourgbourg, viene citata un’antica terra perduta, chiamata Mu, sprofondata a causa di un cataclisma naturale. In effetti nessuno ha mai creduto all’interpretazione dell’abate, ma nel 1926 James Churchward, un ex colonnello dell’impero britannico, pubblica un libro molto interessante. Si intitola “Mu: the lost continent”, l’ho trovato alla Feira da ladra in una riedizione della Porto Editora. Sicuramente non è un caso. Comunque l’autore rirpende le tesi di Brasseur suffragandole con il ritrovamento di alcune tavolette di terracotta, rinvenute in un tempio indiano durante uno dei suoi numerosi viaggi.

E chi aveva le colonie in India? Elementare Watson. Secondo Churchward, Mu sarebbe stato un vero e proprio continente, scomparso anticamente nelle profondità dell’Oceano Pacifico. Ma nel 1985 un subacqueo di un’agenzia turistica scoprì alcune strane strutture sommerse nel Pacifico, precisamente al largo della costa di Yonaguni, in Giappone. Yonaguni è considerata il punto più occidentale del Giappone, e non è lontana da Macau. Anni dopo il ritrovamento subacqueo, il Morien Institute ha esplorato l’area, scoprendo un’enorme struttura di pietra piramidale, simile al Tempio del Sole vicino a Trujillo, in Perù.

Cosa ci fa una piramide uguale in Giappone? Ad oggi nessuno è ancora riuscito a fornire una spiegazione scientifica del fenomeno. Ma secondo alcuni l’antica civiltà descritta da Platone nel Timeo e nel Crizia, meglio nota come Atlantide, sarebbe da identificare con Mu. Nella lingua giapponese Mu è un prefisso utilizzato per denotare l’assenza di qualcosa…
– Ragazzi, mancano 11 euro, due di voi devono ancora pagare.
– Gli lasciamo la mancia o vogliamo disquisire dei singoli di Madonna?

E se la bomba atomica su Nagasaki fosse stata solo il modo più semplice e radicale per cancellare le prove? Tutti pensano sempre a Hiroshima, dimenticando Nagasaki. Perché mai? C’è stata un’opera colossale di mistificazione della storia. Stanno insabbiando le prove.
Non saranno mica i massoni amricani? Gli illuminati forse? E si sono messi pure le piramidi sulle banconote da un dollaro, tanto per bullarsi. Che pagliacci!
– Senti un po’ tu vuò fa’ l’americano, vanno bene pure i dollari, basta che gli lasci anche tu la mancia, non fare il barbone.

Il cameriere aspetta sorridendo e mentre conto le mie monete mi accorgo che sul piattino del conto è raffigurata un’isola in mezzo al mare. Tutto torna. Fisso il cinese dritto negli occhi e lui ricambia lo sgardo. Ci scrutiamo per lunghi secondi, fino a quando il cameriere pronuncia con naturalezza la formula magica – Obligado, obligado.

In quell’istante capisco che lui sa tutto. Continuo a fissarlo e lui non distoglie lo sguardo. Guardandolo fisso negli occhi capisco che lui sa che anche io ora conosco il segreto. Entrambi sorridiamo all’unisono e con un sottile gioco di sguardi mostriamo di sapere entrambi ciò che l’altro sa. Silenzio. Non c’è bisogno di dirci più nulla.

– La prossima volta andiamo a mangiare nepalese?
Mentre esco sotto la pioggia fine un gatto nero mi taglia la strada.

 

Continua?

 

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La Baixa di Lisboa, gli artisti di strada e il terremoto del 1755 https://www.italianialisbona.it/2013/07/24/la-baixa-di-lisboa-gli-artisti-di-strada-e-il-terremoto-del-1755/ https://www.italianialisbona.it/2013/07/24/la-baixa-di-lisboa-gli-artisti-di-strada-e-il-terremoto-del-1755/#comments Wed, 24 Jul 2013 13:29:16 +0000 http://www.italianialisbona.it/?p=1548 Baixa Lisboa - Rua AugustaLa città di Lisboa è adagiata su sette colli, come Roma, ma con una differenza: chiunque arrivi nella capitale portoghese passa i primi giorni odiando le ripide e innumerevoli salite che, come è noto, sono sempre ben più numerose delle discese. Forse per questa ragione tutti i turisti amano passeggiare per la Baixa, ovvero la città bassa, il piano che si estende tra le pendici dei colli, il centro di Lisboa. Centro che, sebbene stupendo, non può essere chiamato storico, poiché nel 1755 è stato interamente raso al suolo dal famoso terremoto.

La mattina del 1 Novembre un sisma terribile ha colpito la città, distruggendo la maggior parte dei suoi edifici. Il caso vuole che in quel preciso istante i lisboeti stessero celebrando la messa per la festività di Ognissanti, e la grande devozione degli abitanti voleva che non si risparmiasse sulle candele. Terremoto, candele, vento e legno non sono una combinazione propriamente felice.
Si narra che i sopravvissuti alle prime scosse e agli incendi che avvolgevano la città si siano rifugiati nella Baixa, vicino al fiume, assistendo a un riflusso delle acque che permise di vedere i resti delle navi affondate sul letto del Tejo. Qualche minuto dopo uno tsunami con onde alte più di 10 metri investì il porto e il centro, spazzando via ciò che aveva resistito al terremoto. Si stima che le vittime siano state intorno ai 90 mila, circa un terzo della popolazione totale della città.

Terremoto Lisboa 1755 terramotoQuesta terribile catastrofe ha segnato per sempre l’immaginario collettivo lisboeta, a tal punto che ancora oggi se ne parla con una diffusa sensazione di paura. Per la capitale di un paese cattolicissimo com’era a quel tempo il Portogallo un evento apocalittico di questa portata ha avuto senza dubbio effetti devastanti, soprattutto se si considera che la catastrofe è avvenuta durante la messa di un giorno santo e ha distrutto le chiese, i conventi e le cattedrali principali. Inoltre, l’unica zona scampata alla catastrofe è l’Alfama, che a quei tempi era il quartiere in cui vivevano musulmani ed ebrei.
Tali fenomeni, inconciliabili coi dogmi religiosi di molti, hanno così scatenato un secondo terremoto, questa volta culturale, che si è propagato rapidamente per tutta l’Europa. Per un cristiano del Settecento doveva essere molto difficle spiegare perché dio avesse deciso di devastare un’intera città mentre tutti pregavano, risparmiando solo gli infedeli.

L’effetto collaterale è ben rappresentato nel Candide di Voltaire, un racconto dall’emblematico sottotitolo “L’optimisme”, scritto sulla scia emotiva della strage. L’ottimismo in questione si riferisce alla teodicea di Leibniz, che affronta il non facile problema della coesistenza tra la giustizia divina e l’imperfezione del creato, o in parole povere: se dio è perfetto, buono e giusto, come si giustifica il male presente nel mondo?
La risposta di Leibniz, secondo il quale viviamo nel migliore dei mondi possibili, non ha mai convinto Voltaire, soprattutto perché se messa di fronte a un ecatombe sproporzionata come il terremoto di Lisboa appare perlomeno discutibile. Quindi nel corso del racconto il buon Candido mette in dubbio gli insegnamenti del leibniziano Pangloss, maestro di metafisico-teologo-cosmologo-scempiologia, poiché la bella trovata del migliore dei mondi possibili è incapace di rendere conto di un aspetto empirico fondamentale dell’esistenza, che può essere metafisicamente sintetizzato dal concetto di sfiga micidiale. Un concetto che peraltro, per ragioni squisitamente letterarie, il povero Candido è costretto a illustrare personalmente durante lunghissime pagine di disgrazie esemplificative.
Dopo aver dimenticato insegnamenti secondo i quali, essendo tutto quanto creato in vista di un fine, tutto è necessariamente inteso al fine migliore, come è evidente constatando che i nasi sono fatti apposta per reggere gli occhiali, e noi infatti abbiamo gli occhiali, il nostro eroe giunge esausto al memorabile epilogo affermando “Ma noi bisogna che lavoriamo il nostro orto”.

Qualcosa di simile dev’essere stato pensato anche dal Marquês de Pombal, che oltre a essere una rotonda enorme e trafficatissima era anche il ministro che ai tempi del terremoto ricostruì Lisbona. Il Marchese innanzitutto contribuì alla nascita della sismologia moderna, inviando un questionario scientifico a tutte le parrocchie (auguri…), contenente domande metodologicamente precisissime su quei concitati istanti, quali “Cos’è successo nei pozzi?” o “Gli animali hanno assunto un comportamento strano?”.
Ottenute, forse, le risposte che cercava, fece costruire i nuovi edifici, dotandoli delle prime misure antisismiche della storia, le quali furono messe alla prova da numerosi test che simulavano un terremoto tramite l’utilizzo di plotoni di soldati in marcia.

Rua Augusta Lisboa - Artisti di stradaGli edifici passarono la prova e ancora oggi si ergono maestosi resistendo alle truppe di turisti in marcia per la Baixa. Questo esercito variopinto si scontra ogni giorno con un altro esercito molto più addestrato, formato da tutti gli artisti di strada che quotidianamente mungono i barbari stranieri con tecniche di elemosina raffinatissime. I guerrieri più navigati riescono a guadagnare, lavorando 4 ore in un giorno di sole, intorno ai 100 euro, creando non pochi dubbi esistenziali a chi passa 8 ore in ufficio e ha avuto la pessima idea di informarsi sul bottino di guerra. Sul campo di battaglia si vede di tutto e nulla è proibito: un equilibrista sul monociclo, un vecchio illusionista, un flautista medievale, un elegante chitarrista brasiliano, un giocoliere ubriaco, un fricchettone che fa bolle di sapone, un cagnolino che balla, un punkabbestia sputafuoco, un marine palestrato, un trampoliere precario, una dama con ombrello e cappellino, un pagliaccio eroinomane, un Napoleone postmoderno, un gruppo di percussionisti capoverdiani, una big band di ottoni…

Il premio della critica va all’unanimità alla statua invisibile, un genio che lascia in Rua Augusta il suo cappello per le monete e un cartello che ci informa che stiamo ammirando una statua invisibile. Mentre probabilmente l’autore della performance si gode l’effetto della sua trovata geniale comodamente seduto al bar. Ma è invisibile, quindi non si può vedere in quale bar sia.

Meno visionario, ma tra i più gettonati, letteralmente, spicca senza dubbio il Mozart di pietra, con tanto di volatili meccanici e musica a gran volume, ovviamente solo pezzi originali di se stesso. Anche se forse Mozart forse non sa che il suo alter-ego compositore è nato tre mesi dopo il terremoto che ha distrutto le vie in cui ora si esibisce: mentre veniva ricostruito il centro di Lisbona il parruccato bambino prodigio costruiva incredibili cattedrali armoniche.
La sua musica ora si insinua tra i palazzi settecenteschi della Baixa così come allora si insinuava tra i palazzi viennesi nel Settecento, in una perfetta geometria armonica tra le linee dello spazio architettonico e le linee del tempo musicale.

Se invece possedete una psiche deviata come la mia, provate a immaginare la potenza distruttiva del terremoto, delle fiamme e dello tsunami, sovrapposta alla serenità dell’elegante equilibrio melodico. La tensione sprigionata è drammaticamente sublime, e se siete fortunati vedrete Apollo e Dioniso che si incontrano in Baixa per un caffé.

 

 

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Chunga Baby Love, cosa hanno di diverso il deserto e l’oceano? https://www.italianialisbona.it/2012/10/23/chunga-baby-love-cosa-hanno-di-diverso-il-deserto-e-loceano/ https://www.italianialisbona.it/2012/10/23/chunga-baby-love-cosa-hanno-di-diverso-il-deserto-e-loceano/#comments Tue, 23 Oct 2012 17:34:49 +0000 http://www.italianialisbona.it/?p=1270 Chunga Baby Love, cosa hanno di diverso il deserto e l'oceano surf lisboa oceanoCosa hanno in comune il deserto e l’oceano?

L’oceano è acqua, il deserto è sabbia.
Il deserto è caldo, l’oceano è freddo.
Se cammini nel deserto aneli all’acqua dell’oceano.
Se nuoti nell’oceano aneli alla sabbia del deserto.

Il deserto e l’oceano hanno in comune il Chunga Baby Love.

Il lavoro, gli impegni, le questioni familiari rendono alcuni giorni aridi, i pensieri s’inviluppano, e per quanto ci sforziamo non riusciamo a trovare il bandolo della matassa, quindi camminiamo nella quotidianità delle cose da risolvere come se fossimo nel deserto, ed aneliamo a qualcosa d’altro, all’oceano.

Funziona così. Da Lisbona attraversi il ponte 25 aprile e vai a Caparica, scendi lungo la penisola di Setubal fino a praia da Ribeira, ed incontri il Chunga Baby Love.
Il Chunga Baby Love non è una casa in legno di tutti i colori, che sta in piedi per miracolo, dove bersi una birra in riva all’oceano su una meravigliosa distesa di dune che sembra il deserto. Il Chunga Baby Love è Puro Surf. Nel senso che la scuola di surf si chiama Puro Surf.

Sono un po’ intimorito dalle onde di un tardo pomeriggio di metà Ottobre.
Sono le 19:00 quando iniziamo a fare surf, il tramonto distende le ombre delle pochissime persone sulla spiaggia. A Caparica il tramononto ce l’hai sull’oceano, e per chi l’ha visto sa cosa vuol dire.

Con me ci sono il prototipo del maschio da surf e quello da bocce. Avete presente, il primo, alto, mascella quadrata, muscoli disegnati con il compasso, capello biondo e sorriso a 32 denti bianchi. Il secondo non particolarmente alto, piuttosto bruttino e per niente sorridente, senza voler infierire ma anche un po’ gobbo, quindi adatto a lanciare il boccino.
Sono i miei compagni d’avventura rispettivamente: Nuno, e João. In Portogallo un João c’è sempre, è un po’ come la pioggia a Bruxelles.

Sento l’istruttore che dice che forse per fare la prima lezione off-shore le onde di oggi non vanno bene, sono pericolose, si consulta con altri amici esperti e dopo pochi secondi arriva il verdetto come una scossa di adrenalina … “vamos embora”. mentre penso che potevo starmene a casa m’infilo la muta e mi do dell’imbecille.

Nuno, il biondo, è pronto in un lampo con quel sorriso che mi fa solo sentire ancora più imbranato. João si mette la muta al contrario e quindi deve rifare l’operazione.
L’istruttore si avvicina a João e gli chiede se se la sente d’entrare. Sono sollevato, penso che lo chiederà anche a me. Purtroppo però succede qualcosa d’inaspettato, e se vogliamo di non logico, João con sincera tranquillità dice che lui vuole provare. A questo punto sono fottuto non posso ritirarmi: se João prova, devo provare anch’io. A questo punto sono anche certo di essere un imbecille. S’inizia il riscaldamento con lo stretching, Nuno un campione di yoga, io e João due pensionati.

Ci viene assegnata una prancha (tavola da surf), entriamo in acqua ed assisto ad un miracolo.
João dopo i primi tentativi riesce a prendere qualche onda, mentre io e Nuno passiamo le due ore in acqua a pascolare.
Più che un miracolo è il solito errore delle apparenze, quelle che ingannano e lo fanno sempre.
Intanto il tramonto s’immerge nell’oceano e la notte sorge, così il celo stellato ci regala ancora del tempo per stare in acqua a pascolare ops … a fare surf.

Le onde crescono, si fanno sempre più grosse. Sono stanco, e continuo a cedere. I compagni non li vedo più, la corrente mi ha portato un po’ lontano. Un’onda più grossa delle altre mi prende alla sprovvista e vengo risucchiato. Buio in acqua e buio in cielo. Reagisco mettendo tutta la forza che posso per tornare a galla. Recupero la prancha che ho legato al piede e mi sdraio sopra esausto, lasciandomi trasportare a riva.
Sono stanco, distrutto, ed anelo alla spiaggia, al deserto.

Mi trascino fino al punto di ritrovo, infreddolito mi asciugo, mi cambio, saluto e torno a Lisbona sparandomi come un imbecille a tutto volume “because the night” di Patty Smith. Se mi avesse fermato la polizia mi avrebbe arrestato per detenzione di una elevata dose di spensieratezza, ed abuso di energia.

Al Chunga Baby Love, due mondi così apparentemente diversi come il deserto e l’oceano s’incontrano ogni volta che dal deserto dei problemi di tutti i giorni riesci a scappare per tuffarti in un oceano d’energia, e dall’oceano riesci a fare il pieno per ritornare a guardare i problemi con un po’ di spensieratezza. E’ una questione di purezza, di Puro Surf.

 

Gianluca Luraschi

 

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Nuova metropolitana all’aeroporto di Lisbona https://www.italianialisbona.it/2012/07/25/nuova-metropolitana-aeroporto-di-lisbona/ https://www.italianialisbona.it/2012/07/25/nuova-metropolitana-aeroporto-di-lisbona/#comments Wed, 25 Jul 2012 17:19:33 +0000 http://www.italianialisbona.it/?p=1082 metropolitana lisbona aeroporto antonio antunesDopo una lunga ed estenuante attesa, è da qualche giorno operativo il prolungamento della metropolitana fino all’aeroporto di Lisbona. Finalmente si può arrivare all’aeroporto in metro, evitando bus dai percorsi cerebrali e tassisti spensierati: ora raggiungere il centro di Lisbona dall’aeroporto e viceversa è molto più comodo e veloce.

Dopo 5 anni di lavori la linea rossa che da São Sebastião terminava a Oriente è stata aggiornata con tre nuove e utilissime fermate: Moscavide, Encarnação e Aeroporto, appunto. In effetti era evidente la mancanza di una linea della metro fino a un aeroporto che a differenza delle altre capitali europee è stato costruito in piena città, tanto che chiunque atterri a Lisbona per la prima volta non può che avere la piacevole impressione di schiantarsi tra i palazzi che circondano la pista di atterraggio.

Oltretutto, la nuova fermata della metro dell’aeroporto di Lisbona è decisamente gradevole ed accoglie i viaggiatori con una serie di 53 ritratti di illustri personaggi portoghesi, disegnati da António Antunes per dare il benvenuto ai passanti. Tra le sagome in bianco e nero che salutano allegramente troviamo elementi del calibro di Fernando Pessoa, Amália Rodrigues, Eusébio, Carlos Paredes, Raul Solnado, Zé Povinho… benvenuti (o bentornati) a Lisbona.

Mappa metropolitana Lisbona trasporti

Info per turisti: Il biglietto della metro può essere acquistato ai self service direttamente alla fermata. Per arrivare in centro e quasi ovunque a Lisbona bisogna comprare una corsa semplice, che costa 1,25€ più il prezzo (0,50€) del Cartão Viva Viagem, la tessera verde dei trasporti urbani, ricaricabile successivamente per altri spostamenti in metro, bus, nave o treno. La metro funziona dalle 6:30 all’1:00 di notte.

 

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Muri graffiati: i graffiti di Lisbona https://www.italianialisbona.it/2012/02/19/muri-graffiati-i-graffiti-di-lisbona/ https://www.italianialisbona.it/2012/02/19/muri-graffiati-i-graffiti-di-lisbona/#comments Sun, 19 Feb 2012 00:10:23 +0000 http://www.italianialisbona.it/?p=79
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