Lucio Dalla: icona musicale italiana, figura culturale di grande popolarità nazionale e soprattutto di spiccata poliedricità di proposte artistiche. Un percorso artistico multiforme e cangiante, dagli esordi jazz alla musica cantautoriale in chiave poetica o impegnata, fino al disimpegno pop degli ultimi vent’anni.
Ma se è la sua carriera da musicista a renderlo famosissimo in Italia e all’estero, meno noto al grande pubblico è il contributo che Lucio Dalla ha dato al cinema, sia in veste di compositore di colonne sonore che di attore tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta. Il suo primo contatto con il cinema avviene con i “musicarelli”, tutto quel filone di cinema popolare, di notevole successo di pubblico, che portò gran parte dei cantanti italiani più famosi a incarnare grosso modo se stessi in contesti cinematografici poco più che pretestuosi. Tra queste varie partecipazioni, quella più ricordata è al fianco di Rita Pavone in Little Rita nel West (1967) di Ferdinando Baldi.
Con il film I sovversivi di Paolo e Vittorio Taviani (1967), si trova ad un passo dal premio come miglior attore al Festival di Venezia grazie all’interpretazione di Ermanno, un laureato in filosofia che all’indomani dei funerali di Togliatti rompe col suo passato. Dalla riesce ad esprimere perfettamente, attraverso la sua straordinaria fisicità, gli umori, la voglia di cambiamento e ribellione di un’Italia molto diversa da quella attuale. Il film dei fratelli Taviani prefigura altri successivi, compreso il C’eravamo tanto amati di Scola, dove Dalla è un fotografo fuori rango che già incarna le inquietudini della nuova generazione dei ragazzi anni Sessanta.
Da Amarsi male (1969) di Fernando Di Leo a Il santo patrono (1972) di Bitto Albertini, all’horror Il prato macchiato di rosso (1973) di Riccardo Ghione la sua presenza nel cinema continua. Importante l’incontro con Ugo Tognazzi e Paolo Villaggio in La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone (1975), terzo film di Pupi Avati, vecchio amico di Dalla che ha dichiarato più volte di aver intrapreso la carriera di regista per causa sua. I due emiliani, infatti, erano entrambi suonatori di clarinetto in un gruppo jazz di Bologna, ma mentre Avati si sforzava e studiava senza molto successo, Lucio, genio della musica, riusciva senza sforzo alcuno a esprimere il proprio immenso talento (la storia che Pupi Avati racconta poi in Ma quando arrivano le ragazze? del 2005).
Il carnet di colonne sonore originali è a sua volta eclettico: da Borotalco (1982) di Carlo Verdone e I picari (1987) di Mario Monicelli al famigerato Bambola (1996) di Bigas Luna.
Negli ultimi anni aveva dato il suo contributo, musicale e attoriale, in Quijote, il film liberamente ispirato a Cervantes che l’artista napoletano Mimmo Paladino realizza nel 2006, con Peppe Servillo (Don Chisciotte) e Lucio Dalla (Sancho Panza).
Lucio Dalla: visionario, che nel 1971 presenta a Sanremo la canzone 4 marzo, 1943 ironicamente data della sua nascita e il giorno del suo funerale, 69 anni dopo.
Cristina Terzoni
[Dal catalogo di 8 ½ Festa do Cinema Italiano]
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Impossibile davvero dimenticare la mitica sigla di “Lunedi Cinema” di Rai Uno degli anni ’80, di grande effetto direi!
Sarebbe fantastico se in TV si riproponessero ancora vecchie sigle come questa.
Voi che dite?