Oggi 5 ottobre si commemora la nascita della Repubblica Portoghese, nata 102 anni orsono. L’Implantação da República Portuguesa, il 5 ottobre 1910, fu l’esito finale di un periodo di forte instabilità politica, aggravatosi quando il re ritirò le forze militari da alcuni territori coloniali, accettando immediatamente l’ultimatum britannico e perdendo così gli ultimi residui di credibilità. In Brasile la Repubblica era già stata proclamata vent’anni prima, nel 1889, creando dubbi anche al di qua dell’Atlantico; dubbi aggravati dal malcontento causato dalla crisi economica, fino al momento culminante di crisi politica, nel 1910, quando l’esercito portoghese si rifiutò di combattere contro 2000 suoi soldati ammutinati. Nacque così la Repubblica Portoghese, con tanto di inno nazionale, nuova bandiera e nuove rappresentazioni epiche, come quella visibile qui a sinistra, in cui una giovane Repubblica molto sexy è dotata addirittura di manette bondage.
Come tutti gli anni, stamattina il grande evento è stato ricordato con cerimonie di stato ufficiali, discorsi altisonanti, grande patriottismo ed intaccabile orgoglio nazionale. Tanto più che dall’anno prossimo il 5 ottobre non sarà più festivo nazionale, perché come per altre feste simili è stato ritirato a causa della crisi. Ovvero, si ricorderà comunque la nascita della Repubblica e si festeggerà in tutto il paese, però lavorando.
Ma non tutte le feste vengono col buco e può accadere che la celebrazione di un simbolo così importante si tramuti in un istante in sacrilego vilipendio delle istituzioni. Come tutti gli anni, il Presidente della Repubblica Cavaco Silva ha aperto le celebrazioni con un solenne alzabandiera ufficiale, simbolo dei simboli, con quel tocco nostalgico dettato dal set scelto per la rappresentazione: il balcone del Municipio di Lisboa, davanti a una folla di 50 patrioti emozionati (25 secondo le forze dell’ordine). Ma ben presto la festa è scivolata verso il dramma esistenziale, la tensione è salita alle stelle, il popolo si è innervosito, le alte cariche dello stato si sono irrigidite nei loro colletti inamidati. Urla dalla piazza gremita da 50 fieri portoghesi, sacrilegio! La bandiera della Repubblica viene issata al contrario, con grande sfregio del più sacro simbolo nazionale. Cose che non si erano mai viste, neanche nell’angolo più buio delle ex colonie rivoltose.
Qualche patriota orgogliosissimo, dotato di un elevato spirito di analisi politica, ha anche urlato “É o estado do país!”. Un’affermazione subito dimostrata di fatto grazie alla pronta reazione del Presidente, il quale ha continuato l’alzabandiera al contrario per non dare nell’occhio, cercando di minimizzare l’incidente e di farlo passare inosservato. Ore dopo i giornali scrivevano che “As circunstâncias em que se deu este erro com a bandeira nacional ainda estão por apurar.” Pazienti inchieste di stato, sistematiche e pignolamente accurate, accerteranno i gravi fatti.
Ma la grande festa è continuata inesorabile, con il piglio e la verve che contraddistinguono la classe dirigente del Paese, vivendo altri passaggi memorabili. Come ad esempio il momento in cui una cantante lirica ha protestato duramente contro le istituzioni, facendo irruzione nelle sale delle commemorazioni per cantare – come lei stessa ha affermato “pela alma de Portugal” – una poesia intrisa di lotte, lacrime e sogni.
I presenti sono rimasti immobili in un commosso silenzio, credendo che la sorpresa fosse inserita nel programma ufficiale delle celebrazioni. Nessuno ha capito che si trattava di una protesta polemica, anzi, la cantante è stata apprezzata ed applaudita da tutti, perché in effetti era molto brava e preparata. Il Presidente della Repubblica Portoghese Cavaco Silva invece non ha assistito all’altissimo colpo di scena lirico: si era già dileguato da tempo, uscendo di soppiatto da una porta laterale.
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